Turismo – Per l’Italia non c’è pace, ecco che sta succedendo
Turismo – Per l’Italia non c’è pace, ecco che sta succedendo
Non c’è pace per il turismo. Dopo mesi e mesi di crisi nera sulla scia delle profonde restrizioni causa covid, continua a soffrire di una situazione lontanissima dalla normalità, e anzi soggetta ora a nuove limitazioni e incombenti minacce di ulteriori lockdown.
Il settore si trascina dietro anche ristorazione e tempo libero e, secondo Confindustria, non accenna a riprendersi, andando incontro a un futuro molto buio.
Futuro sul quale pesa – per quel che riguarda il quarto trimestre – la minaccia della ripresa dei contagi e delle attività bloccate in primis dai timori delle persone, oltre che ovviamente dalle limitazioni in essere:
“Il quarto trimestre si apre all’insegna di una rinnovata e profonda incertezza alimentata dalla dinamica dei contagi, con il risultato che i settori della convivialità e del turismo non verranno coinvolti dalla ripresa del PIL”.
Nel suo più recente report, Confindustria non prende in esame il solo turismo ma anche tutti i comparti ad esso connessi, quali ristorazione e tempo libero, ai quali fornisce la più generica etichetta di “settori della convivialità”.
Su una situazione già difficile pesa ora un deciso aumento dei contagi, che ha portato alle nuove restrizioni introdotte dall’ultimo DPCM del governo Conte. Per questo il -5,1% rispetto al 2019 registrato a inizio ottobre potrebbe andare incontro a un peggioramento nei mesi a venire.
L’allarme arriva dallo stesso Presidente Carlo Sangalli, che fa notare come “un’economia già in ginocchio” potrebbe finire travolta da nuove restrizioni e conseguenti nuove debolezze per le imprese.
“Questa nuova emergenza sanitaria aumenta l’incertezza e mette a rischio decine di migliaia di imprese. Sono prioritarie misure efficaci anti-Covid e – con un’economia già in ginocchio – va assolutamente evitato un secondo lockdown. Il Governo deve sostenere con maggiori e più veloci indennizzi le imprese in difficoltà, altrimenti a fine anno rischieremo gravissime conseguenze per l’occupazione”.