Nicolò Fagioli parla lo psicologo

  1. E’ passato moltissimo tempo da quando, Nicolò Fagioli e stato squalificato per aver scommesse. Ma una domanda sorge spontanea, come starà vivendo questo momento il gioiello juventino? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo necessariamente riportare le parole dello psicologo di Nicolò che in una recente intervista ha dichiarato che:

“Partecipa regolarmente agli incontri settimanali, mette in atto tutte le prescrizioni che gli vengono date, continua anche con gli incontri pubblici di testimonianza. Mentre la squalifica calcistica sta quasi per finire, il mio lavoro con lui ancora no perché la terapia richiede un periodo minimo di almeno un anno e noi abbiamo iniziato soltanto ad ottobre. Una delle fantasie che coltiva senza farsi illusioni è quella legata agli Europei. Abbiamo ricordato insieme la vicenda di Paolo Rossi, squalificato per due anni per calcioscommesse, era rientrato a giocare a fine maggio come sta succedendo a Nicolò, e allora Bearzot lo aveva convocato per il Mondiale, che l’Italia vinse e lui fu capocannoniere. Un esempio evocativo, anche se le circostanze erano diverse perché Fagioli non è stato squalificato per illecito sportivo, non ha mai scommesso sulla propria squadra”

E su una possibile convocazione in nazionale dichiara:

È uno stimolo, sarebbe importante se Spalletti ne tenesse conto dal punto di vista educativo perché arriverebbe un messaggio forte per gli altri giovani che hanno lo stesso problema: se ci si cura, si ottengono risultati anche nella propria professione. Ovvio che a Nicolò manchi giocare a calcio, ma più ancora gli manca lo spogliatoio prima e dopo la partita. Se gli avessero dato un mese in meno di squalifica, avrebbe avuto più tempo per cercare di strappare la convocazione in azzurro”

E sul impatto del rientro:

“È un momento delicato: ci sarà il piacere del gioco e dei successi, però comporta anche il rischio di dimenticare, invece lui deve ricordarsi tutti i giorni non per un motivo morale ma per proteggersi. Il cerchio non si chiude: finisce la squalifica ma non la cura, bisogna vedere se mantiene l’impegno con sé stesso, deve lavorare su quello” CONTINUA A LEGGERE>>>>>>

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