INPS – Regolarizzando i lavoratori irregolari possibili maggiori entrate
INPS – Regolarizzando i lavoratori irregolari possibili maggiori entrate
Meno di diecimila domande di regolarizzazione di lavoratori domestici e braccianti a tre settimane dal varo della sanatoria voluta fortemente dalla ministra Teresa Bellanova autorizzano a parlare di “flop”, visto che l’attesa del governo era per almeno 220mila adesioni? La risposta che arriva da un’analisi di impatto realizzata a Inps e che verrà pubblicata lunedì 15 giugno offre una risposta interlocutoria.
L’emersione di circa 160mila lavoratori a basso reddito farebbe registrare stabilmente – stando all’analisi Inps – oltre un miliardo di retribuzione lorda, contributi sociali prima non versati per circa 265 milioni, imposte dirette (Irpef e addizionali locali) per circa 225 milioni. Nel complesso, a fronte di maggiori entrate fiscali e contributive per circa 500 milioni, i lavoratori regolarizzati subirebbero una riduzione di reddito immediatamente disponibile pari a circa la metà. Ma in compenso potranno contare in futuro su migliori trattamenti pensionistici ed assistenziali.
Per questa sanatoria è previsto un versamento di 500 euro per lavoratore, mentre per le regolarizzazioni del 2002 si pagavano 700 euro e nel 2021 circa mille. Non solo. Nella sanatoria del 2012 si richiedeva anche il pagamento di almeno 6 mesi di contributi evasi, per un saldo che per alcune tipologie di lavoro dipendente poteva arrivare a circa 4mila euro. Dunque non si può certo dire che questa volta sia in campo un disincentivo economico. La differenza è, come detto, nel tipo di crisi in atto, cui va aggiunta la diversa scala che ha assunto il sommerso nella nostra economia.
Alla fine degli anni Novanta la presenza dei migranti in Italia era relativamente ridotta, mentre nei primi 10 anni del nuovo secolo si è assistito ad una crescita che ha riportato il nostro paese ai livelli di altri paesi europei. Per esempio: dai dati Istat sulla popolazione residente, gli stranieri erano 1,7% nel 1998 e 8,3% nel 2016. Nel 2001 si raggiunse il livello più elevato di lavoro irregolare, pari al 17%, alla vigilia della sanatoria più ampia fino ad allora implementata.
«Se teniamo conto dell’informazione suggerita da questi dati, non stupisce che le diverse sanatorie abbiano avuto un diverso grado di successo, che trova riscontro in tassi di utilizzo (take-up) molto differenziati» si legge nell’analisi Inps. Ad esempio, la sanatoria col maggior grado di regolarizzati in Italia a seguito del D.L. 195/2002 produsse più di 600.000 domande di emersione. L’ultima, del 2012, ha avuto invece un’incidenza inferiore, con circa 134.000 domande.
Se è presto dire come andrà questa volta (una campagna informativa aiuterebbe) certi sono invece i risultati positivi. Quelli di finanza pubblica li abbiamo detti in apertura, per i lavoratori regolarizzati, invece, i precedenti parlano di ingressi permanenti in forme di impiego stabili e formali (due gli studi VisitInps sul tema) senza impatti negativi sui colleghi già impiegati regolarmente. Insomma, non ci sono evidenze che braccianti e badanti stranieri regolarizzati con le passate sanatorie abbiamo sottratto posti di lavoro ad altri colleghi più fortunati.
«I migranti regolarizzati – si legge nelle conclusioni dell’analisi Inps – mostrano una mobilità elevata sul territorio nazionale così come tra i diversi settori. Il saldo netto della attuale sanatoria, come quelle del 2002 e del 2012, potrebbe rivelarsi quindi positivo per il paese nel suo complesso, oltre che per la situazione individuale dei lavoratori regolarizzati». Insomma, prima di parlare di “flop” meglio aspettare e, nel frattempo, magari, sostenere la nuova sanatoria con una buona campagna informativa.
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