Catania, naufragio rossazzurro: si riuscirà ad evitare la catastrofe?

Il Catania fa ritorno sul Pianeta Terra. Il successo in Coppa Italia contro il Padova rischia di essere già un lontano ricordo. I rossazzurri, infatti, hanno perso lo scontro salvezza (situazione alquanto paradossale per gli etnei in Serie C) contro la Virtus Francavilla, con i playout che, a tre giornate dalla fine, diventano sempre più un rischio concreto. In Puglia, gli uomini di Zeoli hanno offerto l’ennesima prestazione desolante, sotto gli occhi degli speranzosi, ma forse ormai rassegnati, tifosi etnei, assiepati in più di trecento sugli angusti spalti francavillesi. L’entusiasmo post Coppa Italia, rivelatosi fin troppo eccessivo, non ha prodotto la tanto agognata inversione di marcia. Rapisarda & Co., infatti, hanno collezionato un’ulteriore figura barbina – la sedicesima della stagione – che assume i connotati di un vero e proprio disastro, a cui fin qui nessuno è sembrato in grado di ovviare. Non ci è riuscita la squadra in campo, puntualmente surclassata dall’avversario di turno, chiunque esso sia; non ci sono riusciti i tre allenatori che si sono susseguiti alla guida di questo caotico caravanserraglio infinito, ma, soprattutto, ed è l’aspetto che preoccupa maggiormente, non ci è riuscita la dirigenza, nefasta in ogni scelta effettuata dal 19 marzo in poi, data che ha segnato il ritorno tra i professionisti dei rossazzurri del presidente Pelligra.

Arroganza, inesperienza e presunzione: un mix letale che rischia di condurre ad un’imbarazzante retrocessione

Bisogna essere onesti intellettualmente; il k.o. del Catania a Francavilla Fontana non lascia affatto sorpresi. I numeri che descrivono la stagione infelice dei rossazzurri sono pressoché uguali a tutte quelle squadre che nelle passate stagioni hanno lottato fino all’ultimo minuto per evitare lo spauracchio della Serie D e che non sempre ci sono riuscite. Basti pensare, ad esempio, che nella classifica del solo girone di ritorno, gli etnei stazionano al penultimo posto (peggio ha fatto solo il Brindisi già retrocesso) con 14 punti conquistati su 48 disponibili. Catastrofico è anche il rendimento lontano dalle mura amiche, con un solo punto e nove sconfitte nelle ultime dieci trasferte. Un’eventuale, si spera ancora evitabile, scivolone nel guado dei playout, ad oggi purtroppo sarebbe meritato. Lo merita una dirigenza che ha compiuto una sfilza di errori, dimostrando una preparazione al campionato di Serie C alquanto discutibile, e che per mesi ha peccato di arroganza e presunzione, fissando come obiettivo un fantomatico terzo posto, raggiunto soltanto a causa di un tabellone che in Coppa Italia ha spalancato le porte della finale ai rossazzurri. Ventitré, sono infatti, i punti che separano gli etnei dal terzo gradino della classifica. Un terzo posto che, farebbe bene il vicepresidente Vincenzo Grella a comprenderlo, dato che spesso lo rimarca a petto in fuori e con un inopportuno orgoglio, rischia di sfumare a causa di un cammino imbarazzante portato avanti dai 45 calciatori che, a giro, sono stati portati a Catania da lui stesso e da chi, all’interno della società, veste i panni del mal consigliere. Calciatori inadeguati, fuori condizione, fermi da mesi prima di ricalcare il terreno di gioco con addosso la maglia rossazzurra, ma che ancora la stessa società elogia, confessando tra una conferenza e l’altra conferme già pronte per la prossima stagione. Tutto molto esilarante, quasi grottesco, ma che oggi rappresenta al meglio il quindicesimo posto (non è sedicesimo grazie alla migliore differenza reti col Monopoli) in classifica.

Il comandante Grella ed il naufragio in corso: si riuscirà a condurre la nave in porto?

Fare processi al momento è ulteriormente deleterio, quindi meglio non calcare la mano con critiche feroci che, inevitabilmente, pioveranno come pioggia incessante al termine della stagione, qualora le cose non dovessero andare per il verso giusto. Le colpe sono da spartire, e lo saranno ancor di più nel caso in cui non si riuscirà a condurre la nave in porto. Nel cammino che lo separa dalla permanenza nella categoria, il Catania affronterà tre compagini che, per un motivo o per un altro, vorranno ulteriormente rendere impervia la strada verso la salvezza. Già domenica sera, al Massimino, sarà di scena la sfida con l’altra siciliana del girone, il Messina di mister Modica. I peloritani sono reduci dal successo col Monterosi Tuscia, che ha permesso loro di agguantare virtualmente una salvezza ampiamente meritata. Rendere ancor più complicata la vita agli etnei sarà per i giallorossi un piatto fin troppo succulento da lasciarsi scappare; é opportuno dunque che società, tecnico e squadra facciano tesoro di ciò. Poi si andrà a Potenza, ad affrontare un Sorrento che, al netto di ciò che si dice riguardo le vacanze anticipate della squadra campana, vorrà invece materializzare il sogno di una qualificazione insperata nella griglia dei playoff (costieri attualmente decimi). Infine, arriverà il Benevento al Massimino, nell’ultima giornata del campionato, con i sanniti in lotta con l’Avellino per mantenere la seconda e preziosa posizione in vista dei playoff per la B. Difficilmente, ed è anche giusto così, ci sarà chi regalerà qualcosa. Il Catania dovrà, una volta per tutte, e come non ha mai fatto durante questa stagione, accantonare tutto ciò che non è afferente al campo: eventi in giro per la città con calciatori, passerelle nello store della società con i calciatori che firmano gadget vari tra l’ovazione di una tifoseria che forse non ha ancora ben compreso il grosso rischio a cui si sta andando incontro; la società, infine, con al comando il vicepresidente Vincenzo Grella, dovrà fare un bagno di umiltà, mettendo da parte qualsiasi forma di supponenza, provando a cavalcare, per quanto possibile, le onde anomale delle tempesta in cui si è cacciata con le proprie mani. Condurre la nave in porto, nonostante la marea in corso, è un obbligo. CONTINUA A LEGGERE >>>>>>>

 

 

 

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